Il risveglio a São Filipe è quasi sempre rumoroso. Il suono piacevolmente costante e ipnotico delle imponenti onde dell’oceano Atlantico che si infrangono sulla costa dell’isola di Fogo, che regna sovrano e indisturbato durante la notte, è sostituito al sorgere del sole da una sinfonia di rumori di natura diversa, che dà inizio alla nuova giornata per gli abitanti della città e anche per me: cani e gatti randagi ansiosi di ricominciare il concerto iniziato la sera precedente, le grida dei passanti in strada, i clacson dei taxi, i lavori in corso nell’edificio accanto, il “dolce” frastuono del carwashing artigianale proprio sotto casa.

Il tempo di aprire la finestra, guardare verso l’oceano e la vicina isola di Brava per capire se sarà una meravigliosa giornata limpida o un altro caldo e afoso giorno di foschia e già suona la sveglia. Puntarla alle 7.30, diventata ormai un’inutile e ottimistica routine, serve solo a ricordarmi di dare una prima occhiata alla lunga lista di email già arrivate e in trepidante attesa di risposte urgenti.

In periodi di assenza delle sempre preziose scorte provenienti dall’Italia, per colazione bevo il caffè di Fogo, uno dei caratteristici prodotti locali, insieme a formaggio di capra e vino, che si possono trovare, quasi inaspettatamente per chi la visita per la prima volta, su questa piccola isola dell’arcipelago capoverdiano.

Esco di casa, una delle tante case un po’ vecchie, dai soffitti alti e con facciate variopinte di São Filipe, e affronto in salita le strade in ciottolato più o meno regolare che mi portano verso l’ufficio e verso la lunga giornata che mi attende, immergendomi nel fascino decadente di questa città, famosa per i suoi sobrados, le case coloniali delle famiglie portoghesi che ricordano ancora oggi il suo passato coloniale e la sua identità creola.

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Gianluca Zanelli

Gianluca Zanelli, classe 1991, è nato e cresciuto a Brescia. Dopo aver conseguito la laurea triennale di storia presso l’Università degli studi di Milano, riceve l’illuminazione sulla via dell’antropologia e si iscrive alla laurea magistrale in Antropologia culturale ed etnologia all’Università di Bologna. Per conciliare l’amore per i paesaggi nordici e la passione per la storia africana, parte per un anno di Erasmus a Falun (Svezia), dove ha la possibilità di frequentare un Master in African Studies e approfondire le sue ricerche sulla costruzione dell’immaginario occidentale sull’Africa. Dopo tanti studi e letture, desideroso di mettersi alla prova sul campo, decide di partire nel 2017 per il servizio civile in Mozambico, come volontario in un progetto di microcredito. Lo shock culturale, dovuto al ritorno forzato nella selvaggia pianura padana, lo spinge a perseguire la strada della cooperazione internazionale, frequentando il corso per Project Manager della Scuola Cospe nell’ambito del quale ottiene la possibilità di partire in tirocinio per un’altra avventura lusofona, a Capo Verde, dove tuttora lavora per il Cospe.

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