Lavoriamo in Afghanistan dal 2007, in seguito ad attività di solidarietà nei campi dei rifugiati afghani in Pakistan fin dal 2000, in collaborazione con la Revolutionary Afghan Women Association (RAWA) e con il “Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afgane” (CISDA). La nostra priorità di lavoro era ed è l’emancipazione delle donne afghane dalla loro condizione di schiavitù, instaurata durante il regime dei talebani e mai superata. Questa scelta è coerente con l’analisi di molti attori internazionali secondo cui le possibilità per la democrazia in Afghanistan sono legate al superamento della struttura patriarcale basata sulla violenza e la legge del più forte, dove i deboli sono le donne e i minori.

Questa analisi non ha purtroppo trovato molti riscontri nelle politiche di sviluppo che hanno fatto dell’Afghanistan il principale beneficiario dei fondi di cooperazione internazionale, fondi che sono stati destinati per lo più a creare o sostenere un apparato statale –  legislativo e governativo, di esercito, polizia e del sistema giudiziario – che in ogni suo aspetto si basa su un sistema di cupole mafiose derivato dall’antica tradizione tribale, ma oggi sostanzialmente fondato sul censo prodotto da affari illeciti: dalla produzione e commercio dell’oppio al traffico delle bambine.

Ovviamente, una buona parte dei fondi internazionali sono stati destinati alla società civile, per costruire scuole e cliniche rurali, per avviare processi di produzione agricola o piccole imprese, e quindi molte ONG afgane sono state create dalle cupole mafiose per intercettare quei fondi. Solo la trasparenza e la continuità nell’agire per dare voce a chi è strutturalmente privato di ogni diritto umano può identificare le organizzazioni e le persone, che sinceramente condividono l’obiettivo di un Afghanistan più giusto e sicuro.

Per questo, dopo il rientro dei rifugiati, le nostre attività in Afghanistan si sono indirizzate al sostegno di organizzazioni create esclusivamente in favore di donne e minori, come la Organization for the Promotion of Afghan Women capabilities (OPAWC) e la Humanitarian Association for the Women and Children of Afghanistan (HAWCA). Nel 2008 è stato creato il Centro Donne di OPAWC a Kabul, con il sostegno dalla Regione Toscana e di altri partner italiani, fra cui il CISDA. Il Centro di OPAWC rappresenta non solo un luogo dove ricevere istruzione di base e formazione professionale e dove produrre manufatti artigianali destinati alla commercializzazione, ma anche un luogo di incontro interetnico, di scambio, di ascolto e sostegno. Da questa esperienza di confronto fra donne è emersa sempre più forte la necessità di un intervento nell’ambito della prevenzione e della lotta alla violenza sulle donne, realizzato attraverso la collaborazione fra OPAWC e HAWCA.

Attualmente sono attivi i progetti “Vite preziose”, per il rafforzamento del “Centro donna” con l’obiettivo di rafforzare la formazione professionale e le attività generatrici di reddito, in collaborazione con HAWCA (Humanitarian Assistance for Women and Children of Afghanistan) e il progetto “Ahram” (Afganistan Human Rights Action and Mobilisation” per la difesa degli Human Rights Defenders.

I progetti in Afghanistan rientrano anche nella più ampia campagna “Vite preziose”, sostenuta anche da una campagna di SMS solidale

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