Da dove iniziare per descrivere la mia casa ? Be’,direi dalla ricerca. La ricerca di una sistemazione è iniziata subito dopo il mio arrivo mentre ero ospite di Simone, un altro cooperante COSPE in Niger. Sono passati due mesi durante i quali ho visitato molte case, insieme a un amico con il quale avevamo deciso di cercare assieme. Spesso, durante la pausa pranzo, mi ritrovavo con lui e con Bha, un commissionaire locale (qui in Niger, come spesso nei Paesi africani, nel momento in cui hai bisogno di trovare una sistemazione ti rivolgi ad un commissionaire che in cambio di una percentuale sull’affitto ti aiuta nella ricerca).

Poi, un po’ scoraggiato dal lungo tempo trascorso, e dal fatto che l’amico con cui cercavo non ha poi ottenuto l’autorizzazione per lasciare la casa da parte della propria organizzazione, ho proseguito da solo nelle varie visite e, quasi per miracolo, sono venuto a sapere che si era liberata una stanza per un paio di mesi da Pablo e Maria, due cooperanti spagnoli che vivono nel quartiere Plateau, poco distante dal centro: un po’ cara, ma come soluzione momentanea poteva andare, perciò ho preparato i bagagli e mi ci sono trasferito. La casa era ampia e luminosa con un enorme terrazzo che dà su un giardino ricco di piante, fiori e sabbia. Qui in Niger, infatti, le temperature troppo elevate e le scarse piogge non permettono all’erba di crescere. La vista sulla strada era impedita da alte mura che, tuttavia, non mi dispiacevano in quanto ricoperte di bouganville dalle mille sfumature.

In realtà non ho passato molto tempo in questa casa e, dopo circa un mese, mi sono trasferito poco lontano, nello stesso quartiere, a casa di Carlo, un medico italiano che da 10 anni lavora in Niger e nei Paesi confinanti. In casa siamo io, Carlo, che è spesso all’estero per lavoro, ed Elena una ragazza spagnola che visita il Paese per brevi missioni. Giovane e simpatica andiamo subito d’accordo. La parte più accogliente della casa è sicuramente il piccolo terrazzo che dà sul giardino, curato quotidianalmente da Oumarou, guardiano e giardiniere instancabile. Infatti qui, dove la sabbia sostituisce l’erba, le piante per sopravvivere necessitano d’acqua quasi ogni giorno.

Tre case in quattro mesi: non è male, ma non finisce qui. Infatti, il mio soggiorno in Niger si divide tra Niamey e Tahoua, una città a circa 600 km dalla capitale dove passo in media due settimane al mese. Com’è la casa/uffico di Tahoua ? Lo scoprirete tra qualche episodio.

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Federico Munaretto

Federico Munaretto

Federico Munaretto, nato a Vicenza nel 1987, fino a 19 anni vive a Schio, ridente cittadina caratterizzata da un clima uggioso e da un settore economico trainato dall’industria e dall’artigianato. Incuriosito dagli oggetti che il padre riportava a casa da lunghi viaggi in tutto il mondo, si appassiona e si interessa fin da giovane alle tematiche relative alle culture umane, ai pluralismi e ai dinamismi socio-culturali. La scelta degli studi universitari ricade quindi nel corso di Scienze antropologiche dell’università di Bologna. Nei quasi sei anni trascorsi a Bologna, Federico lavora, studia, lavoricchia e collabora attivamente con un’associazione studentesca che si occupa di mobilità sostenibile. Selezionato nell’ambito di un progetto del Servizio Civile Nazionale, si ritrova catapultato nel Paese delle mille colline, il Rwanda. Inizia cosi il suo percorso nella cooperazione dove inizia ad operare negli ambiti dello sviluppo rurale, la sicurezza alimentare e la nutrizione infantile. Dopo l’anno in Rwanda con una ong lodigiana è tempo di attraversare il lago Kivu per approdare nella carismatica e complessa Repubblica Democratica del Congo, dove tra Lubumbashi e Roma trascorre più di un anno e mezzo. Deciso a continuare nella cooperazione, per una serie di fortuite coincidenze incontra il COSPE ed ora si trova in Niger.

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