A nossa banda (il nostro quartiere)

Waku Kungo ospita oltre 30.000 abitanti ma il suo centro (il mio quartiere) si gira a piedi in 20 minuti. Nella parte alta spicca la piccola Igreja de Santa Comba di costruzione portoghese, dalla quale si discende verso la città passando per giardini pieni di bouganville e romantiche panchine di pietra. Terminati i giardini si inciampa nella “Casa da cultura”, che fino a qualche anno fa offriva corsi di teatro, musica, danze tradizionali, capoeira e molto altro. Al momento è chiusa, a eccezione della parte che ospita un palco, ancora utilizzato dai gruppi locali di teatro. Al suo esterno si trova l’immancabile campo da calcio che la domenica si anima prima con le partite, poi con le feste. Lasciando la casa della cultura, la strada continua scendendo fino a un altro piccolo giardino dove si radunano quotidianamente decine di bimbi prima e dopo la scuola a giocare liberi, senza orari né controlli.

Continuando la discesa si arriva al curatissimo centro della città, dove fiori, aiuole sempre ben tenute ed erba sempre corta fanno da cornice al grande edificio rosa che domina la piazza: l’amministrazione municipale; la casa del potere. Da qui, la seconda uscita all’unica rotonda della città ci porta all’ultima discesa che finisce intersecandosi con la strada nazionale. È su l’ultima discesa che si trovano la maggior parte dei negozi, di proprietà di maliani o di angolani non residenti.

Waku offre 4 panifici, 2 distributori di benzina, 2 hotel di lusso, 3 o 4 ristoranti, vari negozi di materiale da costruzione e qualche negozietto minimale per le spese di casa. Uscendo appena dalla città, le numerose baracche di alluminio offrono piatti tradizionali, pessime condizione igieniche e birra sempre fredda. Ci sono salão de beleza, dai quali le fanciulle escono con acconciature complesse e parrucche da telenovela. Ci sono falegnami, meccanici e fabbri. E ovviamente ci sono le cantine, dove con pochi kwanza si riesce a perdere conoscenza, grazie al peggiore alcol a buon mercato confezionato in piccole bustine di plastica.

Infine, ai due lati opposti della periferia della città, al limite con i campi di mais, ci sono le due prazas (i mercati). Il mercato è sicuramente il luogo con maggiore movimento di persone, sentimenti, malavita e generi di consumo. Nonostante richieda continua prudenza, la praza è sicuramente uno dei luoghi che io preferisco.

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Maria Vittoria

Maria Vittoria, trentaduenne fiorentina di nascita e cittadina del mondo. Ha un Diploma dal titolo improbabile (“Scienza Agrarie per la Sicurezza Alimentare ed Ambientale nei Tropici”) conseguito alla Facoltà di Scienze Agrarie di Firenze. Continua i suoi studi in Olanda dove si laurea in “Analisi dei sistemi ambientali”, rimanendo fedele agli ecosistemi tropicali forestali. Dopo la laurea si mette in viaggio e fa varie esperienze: si ritrova a vivere con una famiglia cinese nel sud-ovest della Cina per imparare il mandarino; vive qualche mese in una capanna sulle rive di un fiume ai margini di una foresta vergine nel sud del Chiapas, studiando la rigenerazione delle specie forestali; collabora alla stesura di progetti sul tema della agroecologia e della sovranità alimentare. Rientrata in Italia, impara a guidare il trattore a cingoli e decide di ripulire l’antica oliveta terrazzata del nonno, creando una piccola azienda agricola. Nel 2016 termina il Diploma Magistrale: esperto in progettazione e management, presso la Scuola COSPE e parte per l’Angola, prima come tirocinante poi come assistente di progetto, lavorando con le comunità rurali dell’interno del paese sulla produzione di miele e confetture di frutta. Attualmente è Coordinatrice Progetto in Angola dove è tornata per continuare il lavoro con le comunità rurali sul tema della conservazione delle foreste.

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