Il privilegio dell’acqua

Il territorio brasiliano detiene il 12% delle riserve acquifere del mondo. Apparentemente, la mancanza di acqua non dovrebbe essere un problema nelle case dei brasiliani, eppure negli ultimi anni una gestione inadeguata della risorsa, le non politiche ambientali e il cambio climatico hanno determinato una forte crisi idrica anche nei grandi centri urbani, che ha colpito le fasce sociali più povere. Specialmente nelle stagioni con scarse piogge ed elevate temperature, le riserve che forniscono acqua alla città non supportano il consumo. Nelle città, poi, come a San Paolo, i fiumi sono “sotterrati” e inquinati; e questo non solo nelle città purtroppo…

Le abitazioni possiedono serbatoi di stoccaggio di acqua che, come nel mio caso, privilegiato, ci permettono un uso continuato anche nei momenti peggiori. L´acqua però non è potabile ed è necessario predisporre di un filtro per il suo consumo. A casa mia abbiamo il “famoso” filtro de barro, invenzione orgoglio dei brasiliani che pare essere una delle migliori tecniche al mondo!

Come dicevo, il mio è un caso privilegiato, e lo ricordo spesso quando discutiamo l´approviggionamento di acque nelle comunità quilombolas dove operiamo: acqua dall´aspetto torbido che non solo non è adatta al consumo umano ma non serve neanche per lavare i vestiti. O ancora, il mancato accesso alla terra determina il controllo delle sorgenti di acqua da parte di fazendeiros che ne deviano il corso per sostenere principalmente le loro attività economiche.

L´accesso all´acqua è ancor più un problema nelle regioni semiaride del Brasile, dove per molti anni abbiamo collaborato nella costruzione di cisterne per uso umano e uso agricolo con il lemma della Convivência com o Semiárido. Qui, reti e organizzazioni della società civile hanno implementato importanti tecnologie sociali che hanno permesso alla popolazione di sopravvivere con dignità alla forte siccità che perdura, considerata una delle peggiori dell´ultimo secolo. Da loro potremmo imparare molto sulle possibilità di recupero e riutilizzo dell´acqua, sul suo uso sostenibile, senza sprechi.

Scopri cosa fa COSPE in Brasile

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Martina

Martina Molinu, trentunenne quasi trentaduenne, nasce in provincia di Firenze, nelle colline del Valdarno. Fino ai 19 anni resta fedele al piccolo paesino di Gaville, poco più di trecento abitanti, più pecore sicuramente che abitanti, dove impara il valore di un buon pomodoro colto dalla pianta o di una santa fettunta con l’olio del proprio giardino! Studia Scienze Internazionali e Diplomatiche un po’ a Forlì, un po’ a Berlino e un po’ a Rio de Janeiro, quando inizia la sua avventura brasiliana. A 24 anni comincia quindi a dividersi tra l’Italia, nei rincontri con la famiglia sardo-toscana, la Spagna, dove vive la cara sorellina con i bellissimi nipotini, e il Brasile, il Paese della sua nuova famiglia. Nonostante anche COSPE sia di origini toscane, la collaborazione nasce in Brasile, con uno stage nel 2012 che poco a poco si trasforma in una matura collaborazione. Attualmente è Responsabile Paese e Coordinatrice di Progetti e considera un privilegio poter tornare “a casa”, sperimentando anche cosa significhi lavorare in Italia.

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