Lustri Lune Maree: vi presento Felix Fuentes

Così come gli orologi scandiscono il passare del tempo e definiscono i ritmi della nostra vita, generalmente determinati dalla luce del sole, a Cojimíes, dove ormai vivo da un anno, è la marea a regolare la giornata lavorativa dei raccoglitori artigianali. Essi, infatti, dipendono, per poter sostentarsi, dalla raccolta di specie come la conchiglia delle mangrovie (Anadara Tuberculosa).

Le mangrovie, che crescono tra il mare e la terraferma, formano ecosistemi fondamentali per l’equilibrio naturale perché fungono da filtro in grado di catturare enormi quantità di anidride carbonica e sostanze chimiche nocive, oltre che essere spesso la prima e unica barriera contro i disastri naturali e il rifugio naturale di uccelli, pesci, molluschi e crostacei che condividono e popolano questo habitat.

Tuttavia, questi magici boschi, che alimentavano gli estuari e sostenevano le economie di migliaia di persone, classificate come attori strategici per far fronte al cambiamento climatico, sono state disboscate in tutto il mondo (e l’Equador non fa eccezione) per lasciare spazio a migliaia di ettari trasformati in piscine per l’allevamento di pesci e gamberi. A Cojimies le piscine per l’allevamento di gamberi in alcune zone occupano il 90% delle terre disponibili, dove una volta crescevano foreste di mangrovie.

Ricordo che ero qui da pochi mesi quando ho avuto l’opportunità di visitare una piccola area vergine di boschi di mangrovie, dove l’ecosistema è ancora in equilibrio e la fauna tipica presente. Facevo parte di una piccola delegazione del progetto per il quale lavoro e un gruppo di giovani del posto ci accompagnava a visitare questi luoghi. Dopo aver navigato fra i canali, dove l’acqua trova spazio fra le mangrovie, sono stato invitato a scendere a terra per tentare di camminare in un bosco di mangrovie e assistere alla ricerca e alla raccolta delle tanto ambite vongole. Si tratta di conchiglie di grosse dimensioni che conservano al loro interno un prelibato mollusco ricco di sostanze nutritive, insomma una delizia per gli amanti dei prodotti crudi e freschi.

Cercavo di dare un senso al mio camminare fra strati di fango e acque salmastre quando, forse per la mia goffaggine, mi si è avvicinato un ragazzo sulla trentina che mi ha aiutato a disincastrare una gamba ormai bloccata nella melma. Dopo qualche risata abbiamo iniziato naturalmente a chiacchierare: mi ha raccontato della sua vita tra le mangrovie, del suo dipendere in tutto e per tutto dagli orari delle maree, mi ha spiegato come si ricerca la vongola, le differenti metodologie di ricerca, le zone in cui cercare e le scomode posizioni da assumere per potersi muovere nel fango. Ho trovato immediatamente tante analogie con i boschi delle mie montagne in Italia e la ricerca dei funghi. Non ci crederete, ma i boschi di castagni e di faggi hanno molte cose in comune con i boschi di mangrovie! Felix mi ha trasportato con i suoi discorsi e la sua grande facilità di raccontare, sprigionando passione per quello che fa oltre a una conoscenza vastissima della tematica. Abbiamo spaziato dalle mangrovie al cambiamento climatico, dagli estuari all’allevamento di gamberi in piscina, per poi dibattere sui principali agenti inquinanti che stanno compromettendo la maggior parte dei boschi di mangrovie di questa porzione di mondo. Tra una chiacchiera e l’altra mi sono accorto di essere seduto da tempo nel fango del bosco; solo dopo un po’ ci siamo resi conto che il resto delle persone ci stava aspettando. Il confronto era troppo interessante per essere interrotto, ma la marea iniziava a salire con forza ed era giunta l’ora di risalire a bordo.

Quel giorno io ho trovato la mia prima vongola delle mangrovie, Felix di sicuro non ne ha trovate molte perché perso in chiacchiere con me, ma entrambi abbiamo incontrato un compagno di viaggio e una persona sulla quale poter contare. A quell’incontro ne sono seguiti molti altri e Felix ora è parte del mio vivere a Cojimies. Lui è il decimo di dodici fratelli, ha due bambine meravigliose e la sua famiglia (composta, fra genitori, zii e cugini di ben cinquantasei persone) è anche un po’ la mia. Le nostre chiacchiere, che si svolgano in un bosco di mangrovie o seduti in una casa, non sono mai più venute meno. Sin da che ne ha ricordo, Felix si dedica alla raccolta delle vongole e dei granchi che popolano i boschi di mangrovie: lui, e gli altri che svolgono questa attività, non sono pescatori, il termine corretto che li identifica è quello di “raccoglitori”.

La loro attività affonda le radici in una tradizione ancestrale: prima dell’avvento della grande industria di gamberi, migliaia di famiglie vivevano dei prodotti che questi luoghi donavano agli attenti raccoglitori, intere famiglie tramandavano il loro sapere di generazione in generazione per via orale, la conoscenza del funzionamento dell’ecosistema, vongole e granchi di grosse dimensioni garantivano cibo e sussistenza a tutti. Oggi la maggior parte di quelle famiglie dedite alla raccolta della vongola sono emigrate; migliaia di ettari di boschi hanno lasciato spazio alle piscine per gli allevamenti e ormai sono poche le persone che si dedicano a questa attività, anche perché non è molto “comodo” rimanere ogni giorno cinque o sei ore a quattro zampe nel fango e nell’acqua per raccogliere una media di 5O vongole. Il valore di mercato attuale si aggira intorno ai 15 dollari al centinaio. Vi lascio fare i calcoli del guadagno…

La grande conoscenza del funzionamento dell’ecosistema, il profondo rispetto delle persone che ben sapevano di dipendere dal suo equilibrio, un’attività estrattiva saggia e rispettosa avevano garantito che ci fosse armonia fra esseri umani e ambiente circostante. La storia seguente la possiamo facilmente intuire: Felix mi dice sempre che sino a 15 anni fa ritornava a casa anche con 300 conchiglie al giorno, oggi il fortunato che arriva a 100 festeggia con i suoi 15 dollari.

Mentre scrivo queste righe penso a Felix e ai suoi fratelli, che anche oggi, tutti insieme, avranno raggiunto il punto di raccolta, avranno lavorato come ogni giorno per una manciata di dollari e come sempre avranno osservato il lento e inesorabile movimento della marea, perché solo da essa dipendono. Niente orologi, né sguardi al sole, né meridiane o altre invenzioni, con la testa rivolta ai movimenti dell’oceano domani riapriranno gli occhi quando la marea nuovamente li inviterà a svegliarsi.

Matteo

Matteo

Matteo Lussiana, piemontese, è nato e cresciuto all’imbocco della Val di Susa, territorio al quale è molto legato, ma sin da quando aveva 17 anni ha deciso che la sua curiosità per ciò che c’era fuori doveva essere soddisfatta. Laureato in Comunicazione Interculturale con indirizzo antropologico, lavora sin dal 2011 nel mondo della cooperazione con qualche interruzione di tanto in tanto per soddisfare altre passioni e interessi personali quali lo sport e l’arte culinaria. Dopo alcune esperienze di lavoro e di periodi di lunghi di viaggi con sfondo sociale tra Papuasia e Sud America (Argentina, Uruguay, Brasile Perù), si ritrova in Ecuador dove sviluppa un amore incondizionato per questa terra in cui ancor oggi ha deciso di rimanere. Per tanti anni ha svolto il ruolo di responsabile Paese per altre organizzazioni vivendo tra l’Amazzonia ecuadoriana e l’area andina e da novembre 2021 ha iniziato a lavorare con Cospe. Oggi è responsabile del progetto Isospam nell’area Costiera, dove non aveva mai vissuto. Sportivo per natura e figlio di sportivi, alterna il lavoro alla passione per la bicicletta il trail running e il nuoto, discipline che lo aiutano ad affrontare meglio le sue giornate, a volte, davvero complicate.

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