Lo dico spesso, quando piove in Centro America, piove davvero. Non c’è alternativa. L’acqua cade come non mai, cade come non fosse mai accaduto. È impressionante constatare quanta acqua ci sia nel cielo, libera di volare, unirsi, disegnare nubi per poi cadere. Quando succede non c’è alternativa. E così rimango fermo, immobile a osservare: se non sei in viaggio la pioggia è un avvenimento unico, un momento da assaporare totalmente, da osservare finché non cessa, sino all’ultima goccia. Non cessa di cadere acqua, di aggredire le foglie che si lasciano piegare, sospirano, veleggiano, si adattano alle forme della pioggia, ogni momento è un disegno. Per questo avere un patio in Centro America è indispensabile, è come possedere un luogo di proiezione per un evento esemplare, un video naturale tra le mura della casa, è come aprire uno scrigno che produce un profumo indimenticabile ogni volta e un suono inconfondibile ogni volta. Un patio, certo, cioè uno spazio quadrato o rettangolare aperto al cielo e ricolmo di piante tropicali che circonda le camere dove si rinchiude la nostra vita affinché si possa riposare, scrivere, mangiare e amare. Finché dura la pioggia ognuna di queste nostre necessità rimane segreta, la pioggia custodisce la nostra intimità, la musica della pioggia immerge ciò che siamo nella nostra più profonda e personale esperienza. Siamo tutt’uno con il mondo. È così l’amore nel tempo della pioggia, riservato e musicale, aperto e così intimo, dura il tempo necessario e termina per poter esplorare le emozioni sino a quando l’ultima goccia è caduta. Il silenzio dopo tanta musica, il silenzio dopo tanto pellegrinare, il silenzio, alla fine, dopo tanto amore.

L’acqua ricopre la strada e la fa diventare un fiume in corsa, tutto si trascina fuori dalla città: la sporcizia, la polvere, i segni di ogni passaggio. Tutto ciò che c’era raggiunge i confini della città, viene trascinato a valle da piccoli canali e poi da torrenti. Non esiste un sistema che raccolga l’acqua, un luogo dove le acque possano essere divise: quelle del cielo e quelle che noi produciamo. Tutto si trascina insieme e diventa inevitabilmente sporco e inquinato. Non è facile strutturare un sistema di raccolta delle fogne e poi un impianto di trattamento efficace; forse la proposta della cloaca maxima di romana memoria non è applicabile a tutto il mondo, non è così facilmente gestibile. E così questa terra porta nel profondo l’inquinamento e il degrado, la capitale San Salvador trascina l’inquinamento delle sue acque sino al mare attraversando tutto il Paese. È indispensabile praticare una nuova esperienza, riaprire la ricerca per permettere una depurazione possibile. Oggi le acque corrono al mare e l’Oceano riceve ogni genere di spazzatura, senza sosta e senza confine. La sporcizia è l’unica migrazione legale. Applicare la fitodepurazione alla discariche solide o liquide non è poi così una cattiva idea, forse proprio da questo possiamo ricominciare. Riprendere un’azione semplice dove la natura può aiutarci a cambiare, visto che noi non riusciamo a farlo. La campagna ha sempre vissuto dei rifiuti d e 9)ella città, su questo si è arricchita, ma ora è più difficile che succeda per l’inquinamento eccessivo, per le plastiche, per la mancanza di buone pratiche. E intanto lo sviluppo segue una strada lineare, incontestabile e apparentemente incorreggibile, e lo fa senza di noi. Tutte le scelte si concentrano nell’applicare le solite soluzioni in ogni dove, senza nessuna capacità di trovare altre strade, oppure praticare meglio quelle antiche, di rispondere in modo flessibile ai bisogni che eternamente sono uguali.

L’acqua scorre via e le strade appaiono vergini, come se mai fossero state toccate, anche se ai bordi dei tombini, ai lati degli incroci la spazzatura si concentra, si lega a formare un groviglio inevitabile di colori, odori e porcherie dai disegni irripetibili. Non abbiamo tempo stasera di togliere questi sbarramenti, lasciamo che le piccole pozzanghere contornino le feritoie, i pali della luce, le griglie dei passi carrai, dobbiamo partire, la strada è lunga, irta e curva.

Marzio

Marzio

Ho vissuto in Nicaragua come cooperante in un progetto per la produzione in agricoltura. Sono stato impegnato nella cooperazione allo sviluppo dal 1983 al 1996 come responsabile della gestione di progetti di cooperazione in Cile, Nicaragua, Niger e Bolivia. Ultimamente ho ripreso a collaborare in progetti di cooperazione in Centro America grazie ad Africa70 e COSPE. Sono stato Assessore alla Tutela e Sostenibilità del Territorio e alla Famiglia, Solidarietà Sociale e Sussidiarietà della città di Seveso dal 1998 al 2008. In Legambiente Lombardia sono responsabile delle aree protette e dell’agricoltura e vice presidente, mi occupo anche di ospitalità nei centri di educazione ambientale. Dal 2005 sono Presidente dell’Agenzia Innova21, associazione di Comuni impegnata, in Brianza, in progetti di sviluppo sostenibile in merito a energia, tutela ambientale, educazione e divulgazione scientifica. In questi anni mi sono impegnato in attività di divulgazione ambientale e in iniziative locali per l’innovazione in ambito produttivo e negli stili di vita.

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