Svegliarsi a Quito, dove il sole sorge sempre alle sei.

Quito si sveglia presto. Siamo sulla linea equatoriale e il sole sorge alle sei di mattina, ogni giorno. Il tempo invece è imprevedibile e variabile tutto l’anno. Perciò ogni giorno scegliere i vestiti adeguati è una lotteria. Guardo il cielo fuori dalla finestra cercando di indovinare se farà caldo o freddo, se ci sarà il sole o pioverà. Tutto inutile, perché a Quito il tempo cambia in continuazione e a un certo punto della giornata avrò sicuramente caldo e subito dopo freddo.

Quito è una città estesissima, in mezzo alle montagne a 2800 metri di altitudine, con quasi due milioni di abitanti, una rete di autobus inefficiente e troppe, troppe macchine. E così per molti il tragitto casa-lavoro è un’odissea. Io ho la fortuna di abitare a pochi isolati dall’ufficio e così il mio risveglio è lento e sicuramente in ritardo rispetto al resto della città.

Mi piace uscire in balcone, innaffiare le piante e guardare questo paesaggio pieno di contrasti: gli edifici nuovi e moderni di una Quito fatta di studenti e giovani coppie; gli edifici grigi e imponenti della Quito anni Settanta; le casette costruite alla buona sui fianchi delle montagne, rubando terreno ai boschi e ai prati delle Ande. Sullo sfondo le montagne imponenti che spuntano da questa distesa di cemento e mi ricordano che Quito sorge alle pendici di un vulcano attivo.

Io e il mio compagno abitiamo in un appartamento spazioso e luminoso, all’ultimo piano di un palazzo che appartiene sicuramente alla prima categoria, a due passi dalle principali università della città.

Faccio colazione, scorrendo le mail arrivate dall’Italia durante la notte, leggendo le notizie e bevendo una tazza di caffè filtrato. Ormai mi sono abituata al caffè del nord dell’Ecuador, con le sue note acide e il retrogusto di cioccolato. È il caffè dei produttori con cui lavoriamo e forse è anche per questo che mi piace tanto.

Esco di casa e cammino in fretta verso l’ufficio, mescolandomi agli studenti universitari che affollano i marciapiedi, facendo lo slalom tra i chioschi che vendono empanadas e cercando di non respirare il fumo nerissimo che esce dai tubi di scarico degli autobus.

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Lorena

Lorena Mongardini, 27 anni, italo-ecuatoriana, nasce e cresce in provincia di Milano, senza mai dimenticare il legame con l’America Latina. Dopo la laurea in Economia Internazionale, si appassiona alle tematiche dello sviluppo e prosegue gli studi con la laurea magistrale in Discipline Economiche e Sociali. Sono i tre mesi di stage trascorsi in una comunità Quichua nelle Ande ecuadoriane che le fanno prendere la decisione di diventare cooperante. Il rapporto con Cospe inizia con un progetto su cacao e caffè proprio in Ecuador, per lei è un po’ come tornare a casa.

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