Vivere a Dakar in un quartiere di nuova costruzione significa non beneficiare di quell’atmosfera conviviale che si respira altrove, nei quartieri di più vecchia costruzione o anche nei cosiddetti “villaggi tradizionali” che sono un groviglio di mattoni e di persone che si conoscono tutte fra loro.
A Liberté VI ognuno resta a casa sua ed esce solo se necessario; altrove, invece, la gente ha l’abitudine di sedersi fuori dalle case, al tramonto, e chiacchierare.
In questo contesto capirete che fare amicizia non è la cosa più semplice. Infatti ho impiegato diversi mesi prima di rendere “normale” il salutarsi o il chiedersi “come va” quando ci si incontra al mattino o in altri momenti della giornata.
A un anno dal mio arrivo nel quartiere posso dire che il mio punto di riferimento è una famiglia che abita giusto accanto casa mia. I nostri figli giocano assieme, gioiamo assieme per le belle cose che ci possono accadere e, quando abbiamo bisogno, ci aiutiamo reciprocamente.
Vivere in un Paese straniero come il Senegal, che è un vero carrefour di genti, mi ha dato la possibilità di incontrare tante persone di Paesi diversi, a cominciare dai miei coinquilini. L’anno scorso ho condiviso casa per alcuni mesi con Oscar, un ragazzo francese con lontane origini siriane che, nonostante la giovanissima età, ha già girato mezzo mondo. Oscar ha portato sorrisi e freschezza a casa nostra, è stato capace di adattarsi ai ritmi della nostra famiglia e a quelli del Paese che ci ospita. Non nego che quando è partito ho versato una lacrima! Per fortuna il mondo oggi è cosi piccolo!! E attualmente vivo con Fatou e sua madre, della Guinea Conakry, una coppia formidabile. Si amano come solo una mamma e una figlia possono e nello stesso tempo sono capaci di espandere questo senso di “bene” a chi sta intorno a loro. A breve ripartiranno anche loro e sono certa che sarà un’altra separazione difficile!
Lavorando nella cooperazione internazionale si hanno spesso rapporti professionali con persone impegnate e positive che poi diventano tue amiche. In questo senso, il Senegal mi ha regalato delle belle conoscenze. Penso a Silvia, una ragazza che sprigiona energia positiva anche a distanza! E a Giovanni la cui attenzione per il prossimo e il suo contributo nel migliorare ciò che gli è attorno è quasi commovente. Entrambi non lavorano più in Senegal ma sono stracontenta di averli incrociati qui! La lista è in realtà molto più lunga e spero che nessuno se la prenda se non ho parlato di lui/lei, ma davvero devo ringraziare questo Paese che mi ha offerto tanto.
Non è che non ci siano stati brutti incontri, come ovunque anche qui ho incontrato gente “brutta” con un cuore piccolo e duro. Ma per questo 2018 voglio concentrarmi solo sulle cose belle che l’anno appena finito mi ha portato!