Vivo nella città di 6th October, a 30 chilometri dal Cairo, una città completamente costruita nel deserto, anche se il deserto è l’ultima cosa che si scorge venendo verso casa: grandi palazzi, strade enormi, centri commerciali grandi quanto il mio paese d’origine e qualche giardino buttato qua e là fanno in modo che il deserto non esista più. Oggi mi ritrovo spesso a essere completamente rapita da un albero o da una casetta in legno, che fanno parte ormai di una mia vita precedente. Oggi, quando mi sveglio, lo faccio nel deserto dove il verde è forzato, messo lì per far piacere, per illudere.
La realtà in cui vivo non è così rara in un Paese come l’Egitto, dove il sovraffolamento è l’ottava piaga, si costruisce ovunque e si riproducono paesaggi inimmaginabili: ci si può trovare in un battito di ciglia (o quasi) a Beverly Hills, con stradoni all’americana e montagne verdi alle spalle anche se si è a Sheikh Zayed, nel mezzo del deserto, o magari in Grecia grazie a interi compound completamente costruiti in bianco e blu.
Qualche anno fa il mio Verde era reale, oggi il mio Sabbia è insabbiato, mi perdonerete il gioco di parole! Le differenze sono tantissime, a cominciare dalle distanze. Nel caro vecchio Pignataro Maggiore si può andare a prendere il pane a piedi; qui invece devo prendere l’autobus, la macchina o nel peggiore dei casi fare un delivery. Sempre nel caro vecchio Pignataro ci si conosce tutti, dal primo all’ultimo cittadino, anche se questa “follia” era già stata smorzata da una città come Roma; qui invece conosco, e solo di vista, i vicini più prossimi. In Italia posso fare una passeggiata in un giardino; qui riesce a farsela solo chi ha un abbonamento in un club, con rata annuale di minimo 3000 dollari.
Altrimenti ti tocca il sovraffollamento e il poco relax dei finti giardini pubblici. Nel Verde del mio passato un paese contava 6000 anime, nel Sabbia del mio presente 6000 anime sono solo un terzo dei cittadini del distretto numero 4 della città di 6th October, ancora mezza vuota…