Quando la sveglia suona, di solito, mi sono già svegliata almeno una volta. A Beirut la luce del sole, forte e caldo, si insinua tutte le mattine tra le fessure delle tapparelle che coprono la finestra di fronte al mio letto. Vivo in una strada poco affollata, davanti a quella che una volta era una scuola e ora credo sia una sorta di oratorio. Tuttavia, poco più in là, c’è una strada alquanto trafficata che posso vedere dalla mia finestra al quarto piano.

La mattina, quindi, mi sveglio con la luce del sole che filtra forte dalle tapparelle e con il ripetersi intermittente dei clacson delle macchine, che mi accompagna poi per tutto il giorno. Non sembra l’immagine di un ottimo risveglio, ma io mi alzo con l’energia di una città viva, anche se troppo trafficata e caotica. La casa invece è ancora tranquilla, a volte incontro la mia coinquilina che si prepara per andare a lavoro, mentre il mio coinquilino, uno studente francese, dorme ancora. A volte mi accorgo che non c’è corrente, capita ogni giorno in Libano, a casa nostra succede soprattutto la mattina, ma come in quasi tutte le case c’è un generatore di scorta e, una volta spinta la leva in giù, abbiamo la corrente necessaria per colmare la mancanza di energia causata dall’inefficiente gestione dell’elettricità nel Paese.

Mentre faccio colazione penso a come andrò in ufficio oggi, a piedi o con un service?

Probabilmente andrò a piedi, scendendo per le strade meno affollate e trafficate del quartiere. Passerò vicino a statue di madonne, davanti alle quali qualche signora si fermerà facendo il segno della croce, scenderò ancora cercando di stare sul marciapiede e di evitare la spazzatura, incontrerò tanti gatti che si aggirano in cerca di cibo e stranamente non scappano al mio arrivo.

La quasi tranquillità delle vie secondarie finirà su una grande strada a più corsie: è il pezzo più brutto per raggiungere l’ufficio perché molto trafficato e perché attraversare la strada a Beirut non è per niente facile, soprattutto per una come me abituata ad aspettare il semaforo verde anche quando la strada è deserta.

Mi preparo e so che, qualsiasi cosa succeda, mentre scenderò le scale sentirò arrivare il profumo dei gelsomini degli inquilini del piano terra e gli aromi della cucina della piccola bakery di fronte.

Nell’ultima settimana, però, la situazione è stata un po’ diversa. A causa delle proteste contro il governo, che si sono sollevate in tutto il Paese dei cedri, molte strade sono bloccate e il traffico e il ripetersi dei clacson, che mi accompagna tutta la mattina, si sono trasformati in un’insolita quasi-tranquillità in questa via e in una mia ossessione a leggere le ultime notizie mentre bevo il caffè a colazione. Le mattine sono passate a lavorare da casa e a seguire da spettatrice le manifestazioni del popolo libanese unito sotto un’unica bandiera. Una mattina ho anche potuto vedere tanti volontari che ogni giorno si trovano in piazza per ripulire dalla sporcizia restante dalla manifestazione del giorno prima, cercando anche di differenziare i rifiuti.

A una settimana dal mio arrivo a Beirut le cose sono completamente cambiate, le manifestazioni mi sono piovute addosso e la vita prosegue un po’ a rilento aspettando di vedere cosa accadrà. Allo stesso tempo è però emozionante essere qui proprio in questo momento e vedere un popolo unito che si spinge al di là delle divisioni settarie per cercare di cambiare il proprio Paese.

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Claudia Civera

Claudia Civera, 28 anni, è nata e cresciuta nella nebbiosa provincia di Brescia. Per anni ha fatto parte del gruppo scout del suo paese, cosa che le ha fatto amare ancora di più la vita all’aria aperta, il rispetto verso l’ambiente e verso gli altri. Studiando Lingue e Letterature straniere si è appassionata all’arabo e a tutto quello che ha a che fare con questo mondo. Dopo l’Erasmus a Lione e la laurea, si è traferita a Torino per studiare Scienze Internazionali, in particolare le politiche del Medio Oriente e del Nord Africa. Nel frattempo è riuscita ad assaporare un poco di Medio Oriente con un viaggio in Palestina e uno in Libano. Durante gli studi si è interessata al mondo della cooperazione internazionale e, dopo il corso di Project Manager della scuola COSPE, è partita per uno stage in Libano dove si trova tuttora.

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