Bom dia, boa tarde, boa noite. Mai dimenticarsi di salutare e sorridere. È gratuito quindi perché non farlo. La gente dell’entroterra angolano è socievole e sempre sorridente, non soffrendo lo stress delle grandi città della costa dove traffico e sovrappopolamento rendono le persone molto più nervose.
Nel breve tragitto che compio quotidianamente, dalla casa al panificio, incontro sempre qualcuno che mi saluta e che si ferma a fare due chiacchiere, chiedendomi come procede la produzione di miele, per sapere come sta andando il lavoro e rimproverandomi che esco poco e trabalho muito (lavoro molto). Tra le persone che si incontrano per strada, siano esse a piedi o in motorino, è buona educazione fermarsi, salutare e chiedere informazioni sulle rispettive famiglie. Ci si informa su funerali, incidenti e arresti, quindi dopo essersi augurati una buona giornata si prosegue per la propria strada.
Tutti sono informati sui funerali della città perché è usanza andare a trovare la famiglia che ha perso la persona cara per portare le condoglianze e una contribuzione per il rito funebre.
Mi capita spesso di venire fermata per strada da persone in cerca di lavoro che si informano se per caso c’è un posto libero come guardiano, donna delle pulizie, giardiniere o autista.
La rete sociale della cittadina si basa sui saluti che vengono scambiati per strada: riconoscere la persona, ricordarsi il nome (per me molto difficile) e salutare, sono alla base della cultura angolana. I miei vicini di casa una volta mi hanno spiegato che se non si saluta, nel momento del bisogno nessuno sa chi sei, né si interessa ad aiutarti. Presentarsi, salutare e regalare qualche minuto del proprio tempo per fare due chiacchiere con tizio o caio, può tornare utile nel momento del bisogno. «A branca (“la bianca, come mi chiamano qua) è una buona persona, sempre gentile» – dicono di me, questo non perché io faccia grandi cose per nessuno, ma perché seguo la tradizione del sacrosanto saluto, se non lo facessi sarei marginalizzata della società.
Oltre ai saluti per strada, ogni paese e cultura ha i propri luoghi per determinati incontri. A Waku Kungo, la chiesa è il luogo dove le persone si ritrovano la domenica e, finita la messa, si fermano a parlare a lungo; il mercato è il luogo dove le signore spettegolano e le notizie della città sono sempre fresche; le pompe di benzina invece si animano la notte quando gli uomini escono a bersi una, due, tre birre chiacchierando di calcio, politica e donne (ovviamente di quelle degli altri!).