La città si risveglia con i venditori ambulanti

Tra le strade di sabbia e polvere, qualche volta solcate da un sottile strato d’asfalto, le prime persone che trovi al mattino sono i commercianti. Nel piazzale accanto a casa, già dalle prime ore del mattino, si incrociano i venditori ambulanti che, con un carretto di legno più o meno improvvisato, vagano per le strade trasportando le mercanzie più varie. Alcuni vendono frutta e verdura, altri materiale elettrico di vario genere, altri ancora commerciano sigarette e/o medicinali vari (paracetamolo e antimalarici). Arrivano, si fermano qualche minuto nella speranza di intercettare un possibile cliente e poi ripartono
lasciando il posto a un loro collega.

Ve ne sono altri, meno mobili, che occupano un piccolo spazio solo per alcune ore della giornata, specialmente al mattino o verso sera in occasione della colazione. Altri invece sembrano essere più stabili. Tra questi, accanto a casa, vi sono i venditori di caffè solubile, tè (esclusivamente di marca Lipton) e baguette, di solito servite con un abbondante strato di margarina o di latte concentrato. Per palati più esigenti, accanto vi sono sempre alcune donne che preparano i bignè di farina di niebé fritti, da servire con un trito di peperoncini che vengono venduti in un semplice sacchetto nero di plastica (come ve ne sono tanti, troppi, in Niger) o all’interno di una baguette. All’angolo opposto della piazzetta i bignè
vengono sostituiti da semplici frittate insaporite da spezie varie, cipolla e una spolverata di dado.

Dopo il guardiano, le prime persone che incontro uscendo sono un gruppo di donne anziane che, fin dalle prime ore del mattino, occupano la strada davanti a casa. Sedute ai bordi della via salutano i passanti chiedendo loro una piccola offerta. Superato il gruppo di donne, prima d’immettermi nella strada asfaltata per dirigermi in ufficio, mi fermo alla piazzetta di sabbia vicino a casa dove, come ogni mattina, incontro un giovane ragazzo che ha il suo banco tra quelli degli altri commercianti. Da lui acquisto tutti i giorni le sigarette, mentre approfitto del suo vicino di banco per un terribile caffè solubile. Accanto a questi luoghi di ristoro più o meno improvvisati, spesso ancora assonnati vi sono una serie di giovani in attesa della colazione o che semplicemente ne approfittano per fumare la prima sigaretta della giornata.

Riprendo la strada verso l’ufficio addentrandomi nel traffico cittadino. Al primo incrocio trovo l’immancabile vigile che a stento prova a sostituirsi al semaforo e spesso cerca di fare accostare qualche
vettura che nonostante la sua presenza supera l’incrocio con le manovre più improbabili. Proseguo verso
Kuara kano, il quartiere in cui si trova il mio ufficio, tra i colpi di clacson e qualche cammello affaticato
dal peso delle stuoie che trasporta.

Scopri cosa fa COSPE in Niger

Federico Munaretto

Federico Munaretto

Federico Munaretto, nato a Vicenza nel 1987, fino a 19 anni vive a Schio, ridente cittadina caratterizzata da un clima uggioso e da un settore economico trainato dall’industria e dall’artigianato. Incuriosito dagli oggetti che il padre riportava a casa da lunghi viaggi in tutto il mondo, si appassiona e si interessa fin da giovane alle tematiche relative alle culture umane, ai pluralismi e ai dinamismi socio-culturali. La scelta degli studi universitari ricade quindi nel corso di Scienze antropologiche dell’università di Bologna. Nei quasi sei anni trascorsi a Bologna, Federico lavora, studia, lavoricchia e collabora attivamente con un’associazione studentesca che si occupa di mobilità sostenibile. Selezionato nell’ambito di un progetto del Servizio Civile Nazionale, si ritrova catapultato nel Paese delle mille colline, il Rwanda. Inizia cosi il suo percorso nella cooperazione dove inizia ad operare negli ambiti dello sviluppo rurale, la sicurezza alimentare e la nutrizione infantile. Dopo l’anno in Rwanda con una ong lodigiana è tempo di attraversare il lago Kivu per approdare nella carismatica e complessa Repubblica Democratica del Congo, dove tra Lubumbashi e Roma trascorre più di un anno e mezzo. Deciso a continuare nella cooperazione, per una serie di fortuite coincidenze incontra il COSPE ed ora si trova in Niger.

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