Come in un famoso racconto di Luis Sepúlveda, L’uomo che cercava l’orizzonte, lo scoprirsi l’orizzonte di altri e nell’altro gli orizzonti che si inseguono, questa sensazione è senza dubbio quello che reputo il mio successo più importante, da dedicare a tutti noi e a tutte le persone che nei tanti Paesi del mondo hanno lavorato, lavorano e lavoreranno al nostro fianco e noi con loro.

Lo confesso, questo intervento nel blog mi è costato non poco sforzo, e diverse versioni dello stesso. Le prime cose che vengono in mente sono gli obiettivi di qualche progetto raggiunto, l’aver avviato meccanismi positivi in zone di intervento, cambi nelle pianificazioni territoriali, introduzione di elementi economici di successo e sostenibili nel tempo. Sono tutti certamente dei momenti memorabili, diversi obiettivi raggiunti malgrado le tante difficoltà e tutti degni di un intervento scritto ad hoc.

Ma quello che sento di dover menzionare in questo blog è qualcosa che veramente mi rende orgoglioso del mio lavoro, delle difficoltà affrontate e che continuo ad affrontare, delle tante persone incontrate, tante amicizie, tanti bei rapporti professionali e tanti legami che sono vivi ancora oggi. Mi riferisco all’aver contributo a formare professionisti dal senso critico in varie parti del mondo dove ho lavorato, e al tempo stesso come tutte queste persone hanno contribuito a rendermi un professionista e persona migliore, il successo memorabile credo sia quello che ho potuto dare a queste persone ma al tempo stesso quello che ho ricevuto da loro.

È emozionante ricevere mail, messaggi, telefonate da ex colleghi, collaboratori, persone con le quali ho condiviso dei percorsi e dei progetti, dove mi chiedono ancora un consiglio, e tante volte io a loro, dove ci confrontiamo su elementi che avevamo lavorato insieme anche diversi anni fa. Persone che sono andate oltre il progetto, che hanno continuato a lavorare per le proprie comunità e società che hanno messo in pratica non solo quanto lavorato insieme ma che hanno saputo creare un percorso proprio che hanno saputo superare i limiti delle singole attività e che continuano a spendersi per gli altri e per un’idea di collaborazione e cooperazione.

Sapere di aver piantato dei semi che sono diventati alberi e sapere che anche in me sono stati piantati dei semi che mi hanno reso quello che sono oggi. Non è possibile menzionare solo uno di quei semi senza considerarli tutti insieme.

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Antonio

Antonio Lopez y Royo, anche se il cognome può trarre in inganno, è leccese, nato e cresciuto nella penisola salentina dove, anche se la vita lo ha portato via da tanto tempo, ritorna almeno una volta l’anno. Si laurea in legge con un Erasmus in Germania, si specializza in cooperazione intenzionale a Bruxelles e inizia a lavorare nel mondo delle ONG nel 2005, lavoro per il quale si trasferisce a Roma, dove vive per diversi anni. Dopo alcune esperienze in progetti di educazione allo sviluppo in Italia, inizia a lavorare all’estero con numerose missioni tra Libano, Siria, Ghana, Colombia, Argentina, per fermarsi poi come capo progetto e rappresentante Paese in Malawi. Finita l’esperienza africana, nel 2012 si trasferisce in Bolivia, sempre come direttore progetto e coordinatore Paese: qui, oltre alla cooperazione, comincia a lavorare come professore universitario e nel 2017 inizia a Buenos Aires un dottorato in diritto internazionale ambientale; nel 2019 inizia a lavorare per COSPE a La Paz. Nel frattempo la sua vita lavorativa si intreccia con quella familiare e, nel 2015, si sposa con una ragazza boliviana con la quale ha avuto da poco due figli.

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