Nascosti in varie città e Paesi, tra isole e montagne, esistono mercati e fiere straordinarie, magiche e mitologiche, sospese tra passato e presente.

Camminando nei percorsi della vita, ricordo i mercati orientali tra profumi di spezie, elisir di amore e lunga vita; i mercati voodoo dell’Africa occidentale, tra code di gatti e ali di pipistrello; le fiere itineranti degli altipiani etiopi tra mercanti di cammelli ed eremiti; i mercatini delle pulci di città eterne o paesi del Sud Italia.

Ma esiste un mercato unico che appare il 24 gennaio tra le vette innevate delle Ande, un mercato che non è sospeso tra passato e presente, ma vive da tempi immemori nel futuro: è il mercato dei sogni, “Las Alasitas”. Nella città di La Paz, in Bolivia, dove vivo da alcuni anni, dal 24 gennaio per alcuni giorni si può visitare questo mercato dove venditori provenienti dai più remoti anfratti dell’altipiano andino vendono sogni, speranze, desideri rappresentati da migliaia di miniature che si possono comprare a pochi soldi.

Si possono trovare miniature di contratti, diplomi, lauree, case, auto, galline e galli (per trovare un fidanzato o una fidanzata), soldi in miniatura, valigie, passaporti e tutto quello che si può immaginare; e se non dovesse bastare si può sempre comprare un Ekeko, un personaggio con i vestiti tipici andini, baffetti, spesso con in bocca una sigaretta o delle foglie di coca e con tanti soldi e sacchetti sulla spalla: una divinità andina che, se trattata bene, attrae ogni genere di abbondanza e ricchezza e questo significa che avendolo in casa bisogna farlo fumare, bere o masticare coca.

Comprare delle miniature naturalmente non basta a far avverare i sogni, ma dopo aver comprato la rappresentazione del proprio desiderio bisogna spingersi ancora più addentro al mercato, fra fumi di zuppe calde, carni cucinate lentamente, bibite di mais e quinoa. Facendosi strada tra tende e bancarelle sempre più fitte si possono notare delle persone sedute per terra con davanti un piccolo fuoco e tra le fiamme, fiori, figure di lama, foglie di coca e altro difficilmente identificabile: sono i Yatiri, maghi, medici, astrologi, guardiani delle tradizioni della cosmologia andina, uomini o spiriti, con occhi incavati e visi solcati da profonde rughe, che possono avvolgere con i fumi dei loro rituali le tue preziose compere e dar loro il dono di trasformarsi nei tuoi sogni; possono predirti il futuro leggendo le foglie di coca o prepararti la pozione giusta per i tuoi mali o per la buona sorte.

Se ancora non si è convinti della forza di questa magia, si può aspettare di sentire i rintocchi delle campane della grande cattedrale, correre al portone principale e aspettare che le grandi porte di legno si aprano e dei sacerdoti benedicano con acqua santa le miniature levate in cielo dalle mani di migliaia di persone. Neanche il tempo di finire e rientrare a casa che da sotto la terra inizia a sentirsi un suono di tamburi: c’è da disseppellire come ogni anno un personaggio alquanto peculiare, non c’è tempo bisogna accorrere, sta per iniziare il carnevale…

 

Immagine in evidenza di Pablo Andrés Rivero

Antonio

Antonio

Antonio Lopez y Royo, anche se il cognome può trarre in inganno, è leccese, nato e cresciuto nella penisola salentina dove, anche se la vita lo ha portato via da tanto tempo, ritorna almeno una volta l’anno. Si laurea in legge con un Erasmus in Germania, si specializza in cooperazione intenzionale a Bruxelles e inizia a lavorare nel mondo delle ONG nel 2005, lavoro per il quale si trasferisce a Roma, dove vive per diversi anni. Dopo alcune esperienze in progetti di educazione allo sviluppo in Italia, inizia a lavorare all’estero con numerose missioni tra Libano, Siria, Ghana, Colombia, Argentina, per fermarsi poi come capo progetto e rappresentante Paese in Malawi. Finita l’esperienza africana, nel 2012 si trasferisce in Bolivia, sempre come direttore progetto e coordinatore Paese: qui, oltre alla cooperazione, comincia a lavorare come professore universitario e nel 2017 inizia a Buenos Aires un dottorato in diritto internazionale ambientale; nel 2019 inizia a lavorare per COSPE a La Paz. Nel frattempo la sua vita lavorativa si intreccia con quella familiare e, nel 2015, si sposa con una ragazza boliviana con la quale ha avuto da poco due figli.

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