I mesi di aprile e maggio sono tradizionalmente mesi di caldo torrido nella regione del Sahel, in Niger in particolare. Il fabbisogno d’acqua aumenta in modo esponenziale, ma l’offerta non segue la domanda e il problema si pone in tutto il Paese compresa la capitale Niamey. Una città in crescita, dove il problema dell’acqua è in costante aumento soprattutto nelle periferie.
A Niamey l’acqua è potabile, o perlomeno lo è nei quartieri centrali in cui le singole case sono collegate al sistema idrico. Niente bottiglioni, bottiglie o sacchetti d’acqua per chi se lo può permettere. Questa è la situazone di una parte della città, la più ricca. Il discorso tuttavia cambia man mano che ci si allontana dal centro per inoltrarsi nelle zone periferiche. Nelle periferie essere collegati al sistema idrico rimane un lusso che non tutti si possono permettere e lo stesso sistema idrico non copre tutti i quartieri della capitale. Nelle periferie infatti la maggior parte della popolazione si serve delle fontane poste nei differenti quartieri o acquista l’acqua presso qualche famiglia facoltosa che si è potuta permettere la realizazione di una perforazione per la captazione delle acque sotterranee.
0,04€ è il prezzo per acquistare mezzo litro d’acqua potabile in sacchetto presso i rivenditori. Nei centri urbani di tutto il Paese, grandi e piccoli e talvolta anche nei villaggi, è possibile acquistare acqua potabile che viene commercializzata in sacchetti di plastica trasparente. Si trovano facilmente anche le bottiglie ma il prezzo è piuttosto elevato (0,75€ per 1,5 l) e quindi difficilmente accessibile a tutti.
Se questa è la situazione nelle aree urbane, lo stato delle cose nelle aree rurali è ben diverso. Sono molti i villaggi in cui l’accesso all’acqua è ancora limitato. Talvolta i pozzi si trovano a diversi chilometri di distanza e, nelle ore più fresche del mattino, non è difficile scorgere decine di donne e bambini impegnati nel riempire d’acqua le decine di taniche da 20 litri che portano con loro. Una volta riempite vengono poi caricate sul carretto trainato dall’immancabile asino e trasportate fino a casa.
Eppure, anche nei villaggi più isolati e nonostante le mille difficoltà, ad accogliere il visitatore vi è sempre una tazza d’acqua.
Cloro. Se dovessi descrivere il sapore dell’acqua a Niamey non mi viene in mente altra parola che il cloro.
Non ci si rende conto dell’effettivo valore di una cosa fino a quando ti viene a mancare. Ricordo ancora il mio rientro in italia dopo un anno in Rwanda. Impagabile la sensazione di attaccarsi al rubinetto dell’acqua e poter bere tranquillamente senza doverla bollire e poi filtrare in uno di quei filtri che cominci a conoscere solo viaggiando.
*in lingua Hausa: “l’acqua che permette la vita”
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