Un’allegria che contagia tutti

Se fin dai primi giorni di questo soggiorno mi sono sentita davvero a casa, questo lo devo alla gente, ao povo brasileiro, accogliente e sorridente. “Seja bem-vinda” mi dicevano e continuano a dirmi. Basta essersi visti una e due volte per strada che ad ogni incontro scatta un “Oi, tudo bem?”.

Ecco, su questo devo ammettere che ho fatto un po’ di confusione! Nella frenesia di voler conoscere persone e scambiare due chiacchiere rispondevo sempre a tutti iniziando a parlare e a raccontare. Poi, con calma, ho capito che è una formula di cortesia e che davvero in poche occasioni vuole essere l’inizio di una chiacchierata. Passando, senza fermarsi, a un sorriso segue un “Oi, tudo bem?” ma il punto di domanda non vuol dire che ci si aspetti una risposta, anzi!

L’allegria dei brasiliani è contagiante, accompagnata dalla musica, nei vari stili regionali samba, forró, coco, frevo, etc., davvero sempre presente. È il signore del supermercato che cantando annuncia le offerte, la signora della bancarella della frutta che attira i clienti, il jingle della campagna elettorale (che per sfinimento finisce per farti odiare tutti i candidati), il gruppo di persone che a ogni angolo trasforma un incontro in una roda de capoeira o in una danza.

Musica che ritroviamo anche nelle attività dei progetti che promuoviamo qua in Brasile. Ricordo con piacere la roda de ciranda che ha accompagnato la chiusura di un evento di pianificazione territoriale integrata nella Serra das Confusões in Piauí o ancora l’esibizione del gruppo Suspiro do Iguape nelle comunità quilombolas del Reconcavo Baiano, portando un pizzico di festa negli spazi di lavoro, significando che al di là dei ruoli siamo un gruppo di persone unite da uno stesso obiettivo.

Non è mai possibile generalizzare, ma per la mia esperienza personale e di lavoro apprezzo molto la disponibilità e positività dei brasiliani, la loro informalità e semplicità che spesso negli ambienti di lavoro si traduce in relazioni trasparenti e dirette che contribuiscono alla concretezza delle azioni.

Incontri brutti? Certamente ci sono stati e ci saranno, ma sicuramente quello che la memoria e la quotidianità raccontano sono incontri belli, fatti di amici e colleghi con i quali crescere insieme.

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Martina

Martina Molinu, trentunenne quasi trentaduenne, nasce in provincia di Firenze, nelle colline del Valdarno. Fino ai 19 anni resta fedele al piccolo paesino di Gaville, poco più di trecento abitanti, più pecore sicuramente che abitanti, dove impara il valore di un buon pomodoro colto dalla pianta o di una santa fettunta con l’olio del proprio giardino! Studia Scienze Internazionali e Diplomatiche un po’ a Forlì, un po’ a Berlino e un po’ a Rio de Janeiro, quando inizia la sua avventura brasiliana. A 24 anni comincia quindi a dividersi tra l’Italia, nei rincontri con la famiglia sardo-toscana, la Spagna, dove vive la cara sorellina con i bellissimi nipotini, e il Brasile, il Paese della sua nuova famiglia. Nonostante anche COSPE sia di origini toscane, la collaborazione nasce in Brasile, con uno stage nel 2012 che poco a poco si trasforma in una matura collaborazione. Attualmente è Responsabile Paese e Coordinatrice di Progetti e considera un privilegio poter tornare “a casa”, sperimentando anche cosa significhi lavorare in Italia.

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