Un trauma infinito per me il risveglio in una città che non dorme mai come il Cairo. A qualsiasi ora suoni la sveglia è sempre troppo presto, e non si tratta di pigrizia, anzi, ma di ritmi frenetici che non permettono a nessuno di riposare 6-8 ore la notte. Il pranzo normalmente è alle 5, lascio a voi la scelta dell’orario per la cena! Ad ogni modo, suona la sveglia (diverse volte come avrete potuto intuire) seguita da imprecazioni di mio marito che potrebbe dormire quindici minuti in più (anche questo a qualsiasi ora), e dall’allarmismo dei gatti che si aggrappano alla maniglia della porta. Quando finalmente gli input elettrici cominciano a funzionare e a prendere forma, riesco ad alzarmi. La prima cosa che faccio è sempre il caffè, caro buono vecchio caffè portato in quantità industriali dall’Italia, circa cinque chili a viaggio, sono campana, potrei risultare molto sgradevole se mi ritrovassi senza al mattino. Ho sempre avuto l’abitudine di bere il caffè all’aria aperta, guardando il giardino di casa, un piccolo rituale, pochi minuti, caffè e sigaretta che mi accompagna dai tempi dell’università. Qui, come intuibile, è difficile trovare un panorama simile, i colori spaziano dal giallo al sabbia nella città di 6 Ottobre, trenta chilomentri dal Cairo, e mi ritengo fortunata, fino a qualche tempo fa vedevo solo sfumature di colori indefinibili in centro città. Una piantina di qua, un fiore di la e riesco a mantenere vivo il mio rituale. Dopo essermi preparata mi tocca cercare una macchina che mi porti in città, eh si, niente macchina per adesso, sono una straniera, e come per tutte le altre cose (conto bancario, visto, residenza, etc), la patente richiede diversi controlli da parte delle autorità, non sia mai, potrei essere un soggetto molto pericoloso sapete? eh no, non mi riferisco affatto a “donna al volante, pericolo costante!”
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